“Il futuro del porto passa anche per Muggia” scrive in una nota il sindaco di Muggia Paolo Polidori che ha partecipato alla riunione e al sopralluogo relativo all’investimento ungherese ad Aquilinia. “E’ stata posata la prima ‘pietra’ del terminal di AdriaPort, che tradotto significa l’inserimento a mare del primo pilone della futura piattaforma logistica dell’Ungheria, gestita da AdriaPort, alla presenza, tra le varie autorità, del viceministro Magyar e del viceministro italiano Rixi. Questa importantissima infrastruttura – sottolinea -ricadrà interamente nel territorio del Comune di Muggia, e da questo aspetto oggettivo ne deriverà il fatto che Muggia, dopo la sua storica e lunga epopea nella cantieristica portuale, tornerà ad essere protagonista in Adriatico come porto: non un porto qualsiasi, si badi bene, ma nientemeno che lo sbocco a mare dell’Ungheria.  Vale la pena evidenziare che storicamente – prosegue Polidori – nell’impero asburgico, Trieste divenne il porto dell’Austria, mentre era Fiume a fungere da sbocco a mare dell’Ungheria: il fatto che ora lo stia per divenire Muggia, grazie al contributo decisivo del vicepremier Matteo Salvini, che ha convinto Orban nella scelta, rispetto all’ipotesi Capodistria, è motivo di orgoglio per il territorio e per lo sviluppo di enormi potenzialità”. “Se poi si aggiunge che poter recuperare una enorme zona altamente inquinata come la ex raffineria Aquila è un’occasione unica ed irripetibile si può a tutti gli effetti capire appieno la portata sintetizzata da termini quali ‘storia, sviluppo ed ambiente’ in un’unica progettualità, che cambierà il futuro della nostra cittadina istroveneta! L’amministrazione di Muggia, peraltro – evidenzia il primo cittadino – è parte attiva nel tavolo tecnico, assieme all’autorità portuale, per studiare, analizzare e dare risposte al nodo della viabilità di ingresso e di uscita dei tir da e per il terminal, punto delicato per la potenziale interferenza con la viabilità di Muggia, in particolare di Aquilinia che, nel rispetto degli accordi risalenti al 2009, deve essere evitata. Sono quindi in gioco enormi obiettivi di sviluppo per tutta la zona industriale/artigianale di Muggia, se ci aggiungiamo anche i lavori già iniziati di messa in sicurezza permanente delle Noghere, altro territorio – conclude Polidori – devastato da decenni di scriteriato inquinamento, e che diverranno ulteriore volano con l’istituzione di potenziali nuovi punti franchi e non, come erroneamente riportato, in funzione retroportuale”.

“Il sopralluogo segna l’apertura del cantiere che porterà, nei prossimi due anni, a rendere operativo
lo scalo ungherese nel Porto di Trieste. Un punto di svolta fondamentale all’interno di un’operazione partita nel 2018, che è strategica per la crescita di un territorio che trova nello sbocco sul mare un importante punto di forza”,  ha detto l’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti.  Il costo stimato per la costruzione del nuovo scalo è di circa 200 milioni di euro. “Un investimento cospicuo – ha aggiunto Roberti – sia da parte del governo ungherese sia di quello italiano, che stanzia ingenti risorse per l’ampliamento delle banchine e l’accessibilità dell’area”. Il viceministro Rixi ha sottolineato come l’operazione tra i due Stati rappresenti un segnale di fratellanza e un’opportunità di sviluppo per l’intero continente europeo. Un progetto che, da un lato, affaccia sul Mediterraneo uno degli Stati europei con il più alto tasso di esportazioni, dall’altro garantirà all’Italia una maggior apertura verso il centro-est Europa.