Il Tribunale di Trieste ha stabilito la condotta antisindacale del Gruppo finlandese: risarcimento da 150mila euro
Il giudice del lavoro del Tribunale cittadino ha accolto il ricorso presentato da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, condannando Wartsila per non aver adempiuto agli obblighi d’informazione preventiva in relazione alle dinamiche economiche e produttive per il sito di Bagnoli della Rosandra.
Lo stesso giudice, inoltre, ha disposto un risarcimento alle tre forze sindacali di complessivi 150 mila euro (50 mila a ciascuna delle tre sigle) per danno d’immagine, oltre al pagamento delle spese legali e all’obbligo di pubblicazione del decreto su alcuni quotidiani nazionali.
«Esprimiamo grande soddisfazione per la condanna per attività antisindacale inflitta alla multinazionale» hanno commentato il segretario nazionale Fiom Cgil Luca Trevisan e il segretario generale Fiom Cgil Trieste Marco Relli. «Una sentenza esemplare che condanna Wartsila per non aver adempiuto agli obblighi d’informazione previsti dal ccnl e dagli accordi aziendali. Il Tribunale – hanno aggiunto i due sindacalisti – ha disposto anche la revoca della procedura di licenziamento collettivo e il risarcimento per danno alla reputazione».
Il 14 luglio scorso l’azienda aveva annunciato 451 esuberi (su 970 dipendenti) nell’impianto triestino, con la conseguente chiusura della linea produttiva di motori navali, decisione confermata nelle seguenti riunioni al ministero dello Sviluppo economico. Il 19 agosto i sindacati metalmeccanici avevano depositato presso il Tribunale di Trieste il ricorso (ex articolo 28 dello Statuto dei lavoratori).
Posto che Wartsila ha ora 15 giorni pre presentare un eventuale ricorso, resta il fatto che la procedura per il licenziamento dei lavoratori e la cessazione della produzione di motri allo stabilimento di bagnoli della Rosandra, dovrà essere rifatta. Il tutto anche alla luce della nuova normativa – appena approvata all’interno del decreto Aiuti ter – che inasprisce le sanzioni contro le “delocalizzazioni selvagge” e allunga le tempistiche a disposizione per la trattativa sindacale.
Anche per questi moti, i sindacati hanno fatto sapere che rimane l’impegno a incalzare il futuro governo e a contrastare qualsiasi ipotesi di dismissione produttiva dello stabilimento.